“Questo sito è dedicato a Marthe Blouin” (Ottawa, 1954 – 2020).

6 Luglio 22 | Interviste

Non dobbiamo bellezza a nessuno

Intervista a Lara Lago, giornalista, conduttrice e attivista per la Body Positivity, che ci parla dell’importanza di creare un mondo più inclusivo per tutte le persone, uomini e donne, che hanno problemi con il loro corpo. Questo passa attraverso il linguaggio, la moda, gli stereotipi che tutti noi utilizziamo quotidianamente. La Body Positivity cerca di cambiare tutto questo per renderci tutti più liberi dei giudizi altrui e per accettarci per quello che siamo.

Trascrizione

Allora, parliamo di body positivity. Che cos’è questo movimento?

È un movimento che dice che ogni corpo vale a prescindere dalla forma, dall’età, dal colore della pelle, dall’orientamento sessuale e soprattutto dal peso; quindi, ogni corpo ha dei diritti e deve avere la possibilità di fare tutte le cose all’interno della società, senza subire body shaming quindi senza che la gente ti critichi. Io mi occupo anche di Grasso fobia, quindi, se sei un corpo grasso la gente di continuo non ti verrà a dire “Ma come mai non hai pensato di metterti in dieta? Ma guarda che lo dico per la tua salute, ma sei bella di faccia eccetera”.

Potresti spiegarci la differenza tra body positivity e body neutrality?

Nella concezione originaria della body positivity, la body neutrality è compresa. Se io studio la reale body positivity, che in America è anche appunto fat acceptance e quindi l’accettazione del grasso, scopro la body neutrality che ti dice “Accetta il tuo corpo e ringrazialo per quello che ti fa fare, devi essere grata al tuo corpo per tutte le possibilità che ti dà”. Come vedi non ci sta molta differenza tra la body positivity e body neutrality, dal mio punto di vista la body neutrality è compresa nella vera body neutrality e quindi ha poca ragione di esistere. Certo, se per body positivity intendiamo appunto le copertine con Vanessa Incontrada dove veniva fatta passare come la paladina della body positivity e poi in realtà avrà al massimo la taglia 46 capisci che siamo un po’ distanti. Dobbiamo quindi mettere i termini al posto giusto, capire in che momento storico stiamo vivendo, capire quali sono i messaggi reali del movimento e cosa invece ci arriva dai media e poi da lì ripartire per fare tutti i discorsi.

 Ma quindi la body positivity dice che tutti i corpi sono belli? Ma è realistico?

No, la body positivity cerca di scardinare il valore della bellezza. La body positivity ti dice che io non devo la bellezza a nessuno, che io non devo avere più o meno successo ad esempio nel mondo del lavoro perché sono più o meno bella. Combatte richiesta “Bella presenza per fare le cameriere o le commesse”. La bellezza non è un requisito. Ad esempio, perché per fare la giornalista banalmente televisiva devi essere bella? La risposta che ci viene data è perché il pubblico comunque poi guarda più volentieri le ragazze belle eccetera. Le giornaliste coi corpi non conformi non ne conosco per esempio. Quindi perché se tu hai una professionalità non puoi avere il giusto spazio se non hai il giusto corpo, questa è un po’ la domanda.

Io ho sempre notato la differenza, per esempio, tra Rai e Sky, in Rai abbiamo avuto delle grandissime giornaliste che forse non possono essere considerate delle grandi bellezze – non curate spesso, infatti ci sono state anche tante polemiche – e invece in Sky si vedono soltanto donne perfette. Quindi, c’è questa differenza, si trova.

Ti faccio due esempi, una è Giovanna Botteri che lavora in Rai e che è una bravissima giornalista però è stata attaccata qualche mese fa niente di meno che da Striscia la Notizia; quindi, un altro media che le fa il verso perché non aveva i capelli con la piega, o perché aveva la ricrescita o perché aveva i capelli grigi. Quindi diversificazione sì, ma a che prezzo? È comunque un voler perpetuare un modello, anche invidio, che è distante dalla realtà. Torno all’esempio che mi hai fatto che è Sky, io lavoro per Sky e da qualche mese ho una rubrica che si chiama “Cara corpo” che si occupa proprio di questi temi della body positivity e dell’accettazione dei corpi. Io sono una taglia 52, per il momento sono nei social, però mi sembra comunque che sia un bel messaggio di volontà di diversificare.

Però ti sembra normale che in Sky una donna taglia 52, come dici tu, bellissima, viene messa a fare un programma sui corpi e non viene messa a fare il TG delle otto.

Io vengo messa a parlare dei corpi perché io mi occupo di questo e quindi poi non faccio parte della redazione di Sky TG24 quindi dietro ci sono altre motivazioni. Il mio obiettivo è non di arrivare nella televisione di Sky ma di vedere nei grandi broadcast italiani giornaliste di tutti i tipi. Questa è una delle mie battaglie, cioè che comunque il corpo non sia uno strumento di lavoro come, ad esempio, può essere il computer, soprattutto per le donne Beatrice. Ti faccio un altro esempio, Donald Trump è stato presidente degli Stati Uniti fino all’altro giorno e non puoi dirmi che aveva un corpo conforme, però loro non devono bellezza al mondo per essere accettati, noi sì.

Però forse anche questo sta cambiando perché guarda quanti uomini oramai vanno dall’estetista e si vestono con cura, quindi, sta diventando un requisito anche per gli uomini o sono loro stessi che se li impongono in qualche modo?

È la società che ti dice che ci sono degli standard di bellezza da raggiungere per avere successo nella vita e questa cosa non te la togli, perché è un messaggio che ti bombarda e che ti arriva da un sacco di direzioni diverse. Quindi non è tanto maschi e femmine, è proprio il requisito, questa cosa della bellezza è proprio imperante, ti scavalca, arriva prima come sei fuori che come sei dentro. Il problema – la cosa che non si dice mai – è che tutto l’impegno che noi ci mettiamo – come il trucco o fare i capelli colorati – è tutto tempo che togliamo da altro. Qual è il valore? Su cosa vogliamo investire poi maggiormente? Questa è la domanda che ogni tanto dovremmo ricordarci e farci di più.

Una differenza però ancora c’è, per esempio, se un uomo si presenta in televisione non perfettamente curato non credo che andrebbe Striscia la Notizia a farglielo notare. Ma secondo te comunque stiamo andando in quella direzione anche per loro?

Viviamo in un mondo pensato dagli uomini per gli uomini e quindi giustamente loro non si sono messi questo filtro, eravamo noi che dovevamo essere più sexy; perciò, per me sono proprio due parametri diversi. Poi, se tu mi chiedi “La body positivity è un tema che proprio gli uomini non sentono?”, è una cosa falsa perché è un tema molto sentito dagli uomini, specialmente da certe categorie, ad esempio da circostanze dove il corpo è molto importante come nel mondo delle palestre, nel mondo gay o da persone che sono in sovrappeso. Però diciamo che tutta quanta la parte del ruolo femminile pesa sicuramente di più sulle donne. 

E chi è più cattivo secondo te? Perché come dici tu gli uomini non pretendono dagli altri uomini, le donne invece forse stanno cominciando a pretendere anche dagli uomini, ma soprattutto pretendono dalle altre donne, giudicano. Quindi, chi è più cattivo?

Per quanto riguarda le donne dipende da quanto siano ancelle del patriarcato. Ti parlo di un aneddoto personale che magari è più facile da capire, io ho sempre avuto il sedere grosso e sono sempre stata bullizzata per questa cosa tanto che alle scuole medie mi chiamavano porta aerei, era ufficialmente il mio soprannome. Per me, personalmente, non è mai stato un problema perché avevo la fortuna che mi piaceva tutta quanta la cultura black. Quindi, vedevo queste cantanti di origini africana, afrodiscendenti, afroamericane, che avevano queste forme meravigliose. Io mi sentivo di appartenere a quella parte lì perché dicevo “Non sono un extraterrestre perché vedi, anche loro hanno quel sedere là”, e quindi io ero tranquilla. Ma, quando poi è cominciato ad andare di moda Kim Kardashian – che si è rifatta il sedere – e Beyoncé – che pur non avendo un sedere grande passava per gli standard dell’epoca che c’era Britney Spears e Christina Aguilera che erano super secche – e hanno cominciato a venir fuori la moda di questi corpi sinuosi, il mio corpo è cominciato ad andare di moda. E allora là cominci a vedere la differenza perché io potevo avere fiumi di corteggiatori perché avevo la porta aerei che alle medie non andava bene. Quindi, io veramente posso accettare che l’accettazione del mio corpo segua le mode? Cioè, anche questo è un altro ragionamento che dovremmo fare. Quindi, se tu mi dici “Sono più cattivi gli uomini o le donne?”, io ti rispondo che sono più cattivi quelli che non hanno ancora capito, quelli che non hanno ancora fatto questo percorso perché comunque gli uomini femministi ce ne sono e loro hanno già capito tutto, e ad un uomo femminista io piaccio per la persona che sono e non per l’involucro. Stessa cosa le donne, l’uomo piace per le idee che porta avanti quindi mi asterrei da questo giudizio di genere, ma direi invece che dipende moltissimo dal percorso.

La bellezza non è però soltanto qualcosa di esterno, nel senso che magari a qualcuno non interessa il giudizio della società, però poi si guarda allo specchio e si giudica?

Assolutamente sì, però ti giudichi di fronte allo specchio attraverso i tuoi occhi o attraverso gli occhi della società? Questa è la domanda. Ovviamente io voglio vedermi come mi vedo io. Per me, se tu mi chiedi “Qual è il tuo concetto di bellezza?”, è quanto mi sento più me stessa, quindi, mi servono i capelli colorati per sentirmi più me stessa? Ben venga, cioè ma anche se una persona volesse arrivare ad una chirurgia plastica, la body positivity ti direbbe che il corpo è tuo e ci fai col tuo corpo quello che vuoi, l’importante è che tu non lo debba fare per un senso di accettazione.

E che differenza c’è secondo te tra quelle donne che magari nascono non belle, perché può capitare che magari in un periodo della vita non sono belle, poi crescendo diventano belle rispetto a quelle che nascono belle e lo sono proprio dall’inizio?

Io non so se hai tu hai fatto una mattinata o un pomeriggio con una tua amica che nasce bella oppure con una tua amica particolarmente bella, la cosa che vedi è che vivi in un altro mondo, perché se sei una bellezza oggettiva sembra che tu abbia il mondo in mano; quindi, mi viene da pensare che se tu nasci bello ti rendi conto delle possibilità che hai, questa cosa la trovo profondamente sbagliata. La body positivity ti dice proprio che ogni corpo vale e quindi non posso avere più possibilità perché sono nata bella o perché faccio di tutto per esserlo, è importante sradicare il concetto di bellezza. Ci sono delle donne che sono bellissime e che magari se tu le guardi dal punto di vista estetico sono super imperfette, però hanno una presenza loro nel mondo, occupano lo spazio senza vergognarsi e questa sicurezza per me è una carta vincente. Se devo pensare alle persone belle a me vengono in mente persone imperfette ma bellissime di anima, questa cosa qui brilla, ti dà luce e quando sei con loro ti senti bene perché ti arricchisci, quelle per me sono le persone belle.

E poi c’è il problema dei negozi, io non è che son grassa, però sono alta un metro e settantaquattro – appunto neanche un metro e novanta – e se prendo quei due chili di troppo non trovo i vestiti, nella maggior parte dei negozi non trovo la mia taglia.

Eh, questo dei negozi è un problema reale. Noi l’abbiamo chiamata recentemente la “Grasso fobia fashion” perché quasi un anno fa noi abbiamo lanciato tramite i social e tramite Instagram un Box nelle scuole, dove la gente poteva raccontarci i casi di discriminazione che avevano vissuto nel trovare i vestiti nei negozi ed è successo una cosa che io non avevo mai pensato, ci sono arrivati tanti messaggi di persone disperate perché non trovavano i vestiti che li servivano, come il fatto che non si trovavano i vestiti da sposa o che non si trovavano le tuniche per la comunione, e ti rendi conto che il problema del vestirsi è sicuramente per i corpi non conformi quasi una tragedia nonché una cosa assolutamente frustrante. Questo della moda per le taglie plus size, per le taglie grasse, è veramente un tema che negli anni sta cambiando. Ad esempio, ci sono linee come Dolce & Gabbana che arrivano adesso a vestire fino alla 52-54, ed è una cosa che anni fa era impensabile; quindi, dei piccoli miglioramenti secondo me ci sono.

Che poi non è un problema solo delle plus size, a me è capitato più di una volta di entrare in un negozio e sentirmi dire “No, noi vendiamo soltanto fino alla taglia M”, ma dovrebbe essere legale vendere vestiti solo fino alla taglia M?

Secondo me no e secondo me non è legale vendere vestiti neanche fino alla XL se ti dico la verità. Certo, se noi portiamo avanti un’idea di società dove sei tu che ti devi omologare ai vestiti e non viceversa capisci che abbiamo un problema. La domanda che mi viene da contro farti è come può esistere il sopravvivere un negozio che tiene solo fino alla M?

Che poi come dici tu i canoni di bellezza poi cambiano, però secondo te da cosa dipendono questi cambiamenti? Com’è che cambiano questi canoni di bellezza?

Eh, questa è un’ottima domanda. In realtà non ti so rispondere perché improvvisamente c’è qualcosa che va di moda, c’è qualcosa che improvvisamente diventa bello e quindi la gente vuole diventare quella cosa lì. Secondo me invece se tu mi chiedi “Perché la body positivity in questi anni sta prendendo piede?”, la mia risposta è perché è liberatoria, perché finalmente scardina tutta una serie di cose che ci hanno insegnato e con le quali siamo cresciute che però abbiamo visto che tanto bene poi sui nostri corpi non hanno fatto, perché comunque se la gente continua a dirti di metterti a dieta o semplicemente se le diete funzionassero, saremmo già tutti quanti magri, perché una persona grassa è quasi impossibile che non abbia mai fatto una dieta nella sua vita. Comunque, chi vi dice che essere grassi è bello sta dicendo una grande falsità. La body positivity non dice che essere grassi è bello, la body positivity ti parla di diritti, dobbiamo capire che esistono corpi diversi e io posso fare tutte le diete del mondo però se io nasco con un corpo robusto probabilmente sarò sempre grassa nella mia vita, ma ciò non mi vieta di essere in salute. Cioè, lo stereotipo che se sei grasso sei malato è sbagliato. La cosa che mi rincuora molto è che iniziano ad esserci medici e dietiste che si occupano anche di diete non prescrittive. Ci sono un sacco di nuovi filoni che dicono che tu puoi stare bene senza essere necessariamente magro, cioè l’obiettivo è la salute, non la magrezza.

Ma non si rischia poi di esagerare? Per esempio, vedi il caso di quella giornalista che ha intervistato Emma Marrone dopo Sanremo e le ha fatto quel commento sulle calze che portava che non le stavano bene, sbagliatissimo ci mancherebbe, però è venuto fuori un polverone. Quindi, questa battaglia sulla body positivity non è che rischia poi di creare queste situazioni? Di esagerare?

Assolutamente no secondo me, perché oggi finalmente ci sono intere categorie di persone che fino a ieri non avevano voce e ora, grazie a Dio, ce l’hanno. Spesso ci viene chiesto come mai noi in Italia siamo così indietro sui temi sociali, secondo me proprio per questa ragione perché viene chiamato politically correct, ma in realtà è dare semplicemente voce alle minoranze, e se noi continuiamo a non volerle ascoltare, non evolveremo mai. Anche se la direzione della società, a livello mondiale, sta già evolvendo, anche se noi ci rifiutiamo di ascoltarle è un cambiamento lento ma progressivo, è inarrestabile. Noi di queste cose dobbiamo comunque tenerne conto, puoi far finta che non ci sia però vedi che adesso la gente scende in piazza, vedi che comunque i ragazzi giovani sono molto sul pezzo, per loro non esiste il politically correct, cioè guarda i partecipanti del “Friday For Future” di Greta Thunberg: hanno quattordici anni e sanno perfettamente padroneggiare l’argomento, che si tratti di body positivity, che si tratti di razzismo, che si tratti di pianeta e surriscaldamento globale, sono molto più perspicaci. 

Io ho due figli adolescenti, una figlia soprattutto adolescente, e ho la sensazione che queste ragazze di oggi, di questa nuova generazione, siano un pochino più consapevoli di sé stesse, si facciano meno problemi.

Secondo me sì, perché hanno un’arma micidiale tra le mani – che noi non avevamo – che è quella dei social, e quindi loro possono decidere le loro voci di riferimento che non sono più il giornalista televisivo, però è la persona che mi fa tante storie tutti i giorni e io prendo lei come punto di riferimento, magari ascoltando quello che mi dice, se becco l’influencer giusta magari mi aiuta a vivere un pochino meglio. L’importante è capire i modelli che si stanno seguendo. Se il modello che seguo è la influencer super ricca, super magra, super attenta e super rifatta, va bene ma che ci sia anche dell’altro, che ci sia anche un pochino più di diversificazione per capire anche loro a che obiettivi puntano, nel senso: chi voglio diventare? Come se le influencer fossero delle sorelle maggiori e ti aiutano ad essere quello che vuoi essere.

Che poi la sensazione è che, visto che le donne per secoli sono state molto schiacciate, adesso io sento una forza nelle donne e mi pare di vedere gli uomini indebolirsi un pochino di più. Tu che ne dici?

Allora, è molto bella questa rinascita femminile che anche io ti devo dire sento molto e io la sento più o meno da quando scoppio il “Me Too” all’interno del 2017. Un altro stereotipo che si dice spesso è che le femministe odiano gli uomini o che pare esserci una dualità, quindi donne forti e uomini deboli. Secondo me no, secondo me è solo una società che deve un po’ re-impastarsi e gli uomini che devono fare a loro volta il percorso che stanno facendo le donne. Quindi, io sogno una società di uomini femministi che è assolutamente possibile. Questi temi, come quello della parità salariale tra sessi, il congedo della paternità e quindi se voglio un figlio sto a casa io così come può stare a casa il mio compagno, oppure il cognome sia del padre che della madre, sono tutti segni bellissimi di apertura. Un uomo intelligente non ne perde niente perché comunque avere una compagna che è forte nei suoi diritti e nella sua consapevolezza è più realizzata e credo che più banalmente sia più felice. Quindi non sento uomini deboli, sento in caso uomini che devono fare anche loro un percorso. Sta a noi, semmai, se sentiamo che qualche uomo è carente, aiutarli a fare questo percorso anche scontrandosi, è molto difficile a volte far capire queste tematiche a persone che non le vivono sulla propria pelle.

C’è questa voglia di mostrare questa apertura, ma è reale o un po’ ipocrita? È vera secondo te?

Tantissime volte è ipocrita, perché comunque ci sono brand che predicano e ti parlo di brand non a caso perché i brand spingono su questa cosa, predicano un’inclusione che poi non c’è. Nel senso, ti dicono facciamo reggiseni fino alla settima però poi la modella che ha la settima, guarda caso, ha la taglia quaranta, quindi ci piacerebbe a tutte. Mi è successo recentemente ad una Fashion Week in cui parlavo con una stilista e lei mi disse che era molto felice perché aveva scelto una modella per sfilare in questa sfilata, aveva scelto una modella curvy però la voleva senza pancia. A me questa cosa fece tremendamente arrabbiare perché da un lato mi lusinghi e mi stai per rendere felice perché mi dici porto le plus size in passerella poi scopro che non è una plus size ma è una taglia 48 senza un filo di pancia; quindi, quando comincerete a vestire le donne reali? Quando cominceremo a vederci noi, nella nostra normalità, nei cartelloni pubblicitari? Quando vedi nei cartelloni le pubblicità dei costumi con le modelle perfette tu non puoi non sentirti inferiore. Però, ti basta andare all’estero per vedere che questa cosa può cambiare, esistono pubblicità con persone normali e io mi auguro che esistano sempre più anche qui. Non è impossibile da fare, serve la volontà e serve pensare che dietro la body positivity non c’è nessun messaggio negativo, nessuno promuove l’obesità come dicono alcuni, promuoviamo il benessere con il nostro corpo e avere più diritti banalmente.

E loro come si sentono? Come vengono trattate realmente all’interno del mondo della moda?

 Dipende da che mondo della moda stiamo parlando. Nel senso che nel mondo della moda americano penso sia una cosa abbastanza sdoganata già da un po’ di tempo, ci sono delle modelle bellissime ma mi piacerebbe vedere modelle più normali anche a livello di lineamenti eccetera. È anche molto empowering ed è anche molto bello vedere modelle grasse belle, è comunque un bel messaggio. In America ce ne sono un paio come Tess Holliday, per esempio, che è una delle prime modelle plus size che ha un tipo di corpo non conforme che in Italia non abbiamo ancora visto perché secondo me lei sarà tranquillamente una 56-58 in Italia, quindi è un corpo molto grande. E lei fa la modella comunque, quindi, quel mercato lì per me è più avanti, noi siamo un pochino più indietro, noi se facciamo le sfilate con le modelle plus size chiamiamo quelle americane perché, comunque, da noi è più difficile. Da noi vedo tante modelle curvy o meno, che comunque cercano di stare dentro gli standard. È una cosa che capisco perché sono stata a Rai Play a dicembre e vedermi in televisione con il mio corpo mi ha fatto impressione perché mi sembravo enorme per il semplice fatto che non avevo mai visto corpi così in tv, proprio non si vedono. Quindi vedermi seduta sul divanetto riempendolo non ero abituata e dovremmo cominciare ad abituarci. Quindi, come ti senti quando entri in quel giro? Ti senti un alieno secondo me.

Diciamocela la verità: noi siamo un paese di belli. Ma vale qualcosa e perché siamo così belli in Italia?

Siamo così belli in Italia perché facciamo di tutto per esserlo, perché non possiamo accettare di non essere belli. Quindi, in Italia io non vado a fare la spesa al supermercato se non sono perfettamente truccata e magari mi metto anche un tacco. Ho vissuto tre anni ad Amsterdam ed è tanto se ci toglievamo il pigiama per andare a fare la spesa quindi diciamo che tu resti sempre tu, però il contesto che ti circonda ti cambia molto. Ognuno può fare quello che vuole per carità, però stiamo proclamando la verità di poter fare alcune cose come metterti il mascara sotto i baffetti o se non vuoi farti la ceretta ne fai a meno senza che nessuno dei mezzi sparli di quello che hai fatto. Questo è un po’ il discorso nonché l’obiettivo.

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