La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha annullato la sua stessa sentenza Roe v. Wede che aveva, nel 1973 legalizzato l’aborto. Una vittoria per coloro che si definiscono Pro-vita, ma un enorme sconfitta per tutte le donne che ora dovranno ricorrere a metodi clandestini di aborto, o saranno costrette ad avere figli che non desideravano. Vedremo quindi quali sono i rischi e le conseguenze che questa decisione avrà sulla popolazione americana, tra povertà, vulnerabilità delle donne, poca libertà di decidere la propria vita e, infine, anche i rischi che correranno questi bambini non voluti.
USA: L’aborto non è più un diritto scontato
Trascrizione
Oggi parliamo di un tema delicatissimo che è quello dell’aborto. Ovviamente partiamo dalla notizia che negli Stati Uniti, la Corte Suprema con sei voti contro tre, ha annullato la sentenza <<Roe v. Wade>> del 1973, che sanciva il diritto all’aborto in tutti gli stati americani, proprio a livello federale. Da oggi, ogni singolo Stato potrà decidere se dare questo diritto o meno. Lo Stato del Missouri ha già deciso di no, e si è chiuso qui. Sottolineo che da adesso gli Stati Uniti vanno ad aggiungersi alla cortissima lista di paesi che negano questo diritto, che sono: El Salvador, la Polonia e Nicaragua. Intanto voglio dare un dato, l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), che ovviamente abbiamo imparato a conoscere molto bene, dice che nel mondo, un aborto su tre viene fatto in situazioni non sicure, che le morti ogni anno, per questo, sono 47.000. Mio padre mi raccontò che all’epoca, quando in Italia ci fu il referendum per decidere se questo dovesse essere un diritto o meno in Italia, mia nonna, che era una persona estremamente religiosa – non era certo una ammazzatrice di bambini – aveva votato per. Solo però per realismo, le donne lo avrebbero fatto perché molte donne ne avrebbero avuto bisogno e non voleva che si mettesse a rischio la loro vita. Quindi, voglio anche sottolineare un aspetto: che tutte quelle realtà che combattono contro l’aborto si definiscono “Pro-vita”, il che farebbe pensare che gli altri siano “Pro-morte”, che non è assolutamente così. Come faccio sempre, quando registro i miei editoriali parlo anche sempre di opinioni e percezioni personali. Il primo aspetto che vorrei discutere con voi è: quando un feto diventa bambino? C’è chi dice dopo tre mesi, c’è chi dice quando batte il cuore o quando si sviluppa il sistema nervoso. Io invece ho l’idea che un bambino diventa tale quando è desiderato, perché gli spermatozoi sono miliardi su miliardi – gli ovuli un pochino meno – ma sono tutti potenziali bambini. Io non posso credere che uno spermatozoo che incontra un ovulo per caso, magari dopo un momento di disattenzione in un bagno di una discoteca tra due ragazzini, sia davvero già un bambino. Quando una coppia si vuole bene e vuole creare una famiglia, quelli sono bambini perché sono bambini desiderati. Voglio raccontarvi una storia, io ho conosciuto una ragazza nata per caso. Ligabue ha usato l’espressione “Figlio di un preservativo rotto” all’interno di una canzone, e lei è figlia di un preservativo rotto. I genitori dopo si sono sposati e si sono creati delle famiglie per scelta, e lei si è ritrovata per tutta la vita ad essere un ospite da una parte come dall’altra. Quindi, quando si parla anche dei diritti dei bambini, veramente la cosa migliore è obbligare a far nascere dei figli che non saranno desiderati? Come si sente un bambino che sa che è nato per caso e che sa che i genitori non lo hanno voluto? O quando scopre di essere frutto di una violenza sessuale? È questo anche un punto che io dico. Le realtà ipercattoliche, che vogliono assolutamente che nascano queste vite indesiderate perché sono magari uno spermatozoo che incontra un ovulo ma poi non vogliono la fecondazione in litro o un utero in affitto per le coppie omosessuali, dicono “Ah però questi bambini non hanno una madre”. È vero che magari non hanno una madre però sono ragazzi estremamente desiderati e hanno sì due padri e due madri, ma almeno li amano profondamente. Questo per me è la cosa più importante invece che nascere figlio di un preservativo rotto, che per me è molto peggio per un ragazzo. Un altro punto – e questo capisco che possa essere discutibile – riguarda le ragioni per cui qualcuno potrebbe interrompere una gravidanza, ovviamente quando parliamo di stupro secondo me dovrebbe essere evidente così come se parliamo di rischi e di salute per la madre. Quando si parla di malformazioni gravi di un feto è discutibile, però voglio dire che l’amore di una mamma per un figlio non è scontato. Pensiamo, per esempio, alla mamma che ha ucciso la sua bambina a Catania. L’amore non è una cosa che si fa a comando, e io non so se tutti hanno questa capacità perché ci vuole tanto amore, tanta forza anche per crescere un bambino con qualche difficoltà, e io ritorno sempre al diritto dei bambini ad essere amati. Pertanto, se una donna non si sente di avere la forza di dare a questo bambino quello che avrebbe bisogno, è davvero giusto per il bambino? E poi c’è una questione anche sociale. È evidente che la nascita di un figlio condiziona la vita di una donna, se una donna rimane incinta da ragazza, è lei che ne pagherà le conseguenze, non avrà la possibilità di studiare, avrà veramente dei limiti nel futuro della propria vita. Ma non solo le ragazzine, sono le donne che subiscono tutte le conseguenze di questo e penso che una donna dovrebbe avere la scelta di fare quello che crede sia meglio per il proprio corpo, l’uomo può parlare ma le conseguenze non le paga mai. Credo che sia un diritto che pensavo fosse ormai riconosciuto perlomeno nei paesi occidentali, questa sentenza però degli Stati Uniti mi spaventa. Concludo con questa considerazione: è vero che si potrebbero usare dei metodi contracettivi che ci sono oggi piuttosto che scegliere di abortire, ma perché non investiamo comunque in educazione sessuale? Spiegare queste cose ai ragazzi, dare i mezzi a questi ragazzi per proteggersi, per capire anche un pochino meglio che significato ha il sesso e che significato ha l’amore.